
C’è il punto di domanda. Ma la risposta, probabilmente, è sì.
La Microsoft ha recentemente pubblicato una pagina web nella quale sta scritto che Windows 10 Home e Pro saranno supportati solo fino all’Ottobre 2025. Se questo è vero, Windows 10 sarà una delle versioni del sistema operativo Microsoft dalla durata di vita più breve, insieme a Windows Vista: 10 anni, contro gli 11-13 anni di vita di tutte le versioni più note e recenti a partire da Windows XP, inclusi Windows 7 e 8. Sembra proprio una fine ingloriosa per una versione che era stata lanciata come l’ “ultima, definitiva versione di Windows” e come l’incarnazione del nuovo concetto di “Windows as a Service” (WaaS).
I numerosi problemi, in particolare del modulo di Windows Update, il cui funzionamento stava appunto alla base del concetto di WaaS, non sono mai stati davvero risolti a 6 anni dalla prima pubblicazione di Windows 10 ed anzi, ultimamente apparivano addirittura peggiorati, dato che ogni nuovo aggiornamento si portava puntualmente dietro una serie di “bachi” (bugs) irrisolti, creando agli Utenti problemi e preoccupazioni tali che l’acronimo più appropriato per Windows 10 sarebbe stato semmai “WaadS” ovvero “Windows as a dis-Service”.
Ho scritto, ormai quattro anni fa, un articolo sulla complicata procedura di Aggiornamento del Sistema ma in quell’articolo, già esageratamente lungo rispetto agli standard degli articoli di informatica, la procedura di Aggiornamento di Windows l’avevo trattata solo in parte, concentrandomi in particolare sull’Interfaccia Utente, cioè sulla fondamentale relazione tra il sistema operativo e l’utilizzatore del PC. Se avessi voluto trattare in un modo più completo l’intera questione della procedura di aggiornamento avrei dovuto approfondire una per una le seguenti distinzioni:
- Distinzione tra Aggiornamenti di Sistema che richiedono il Riavvio del PC ed Aggiornamenti che non lo richiedono;
- Distinzione tra Aggiornamenti Cumulativi (mensili) e Aggiornamenti delle Funzionalità (biennali);
- Distinzione tra Aggiornamenti “obbligatori” e “facoltativi”, con una precisazione ulteriore sui secondi dato che gli aggiornamenti chiamati “facoltativi” sono almeno di due tipi, molto diversi tra loro: gli Aggiornamenti dei Driver, che migliorano la compatibilità con Windows 10 del modello di PC che stiamo usando, e gli Aggiornamenti di Sistema ancora in fase “sperimentale” o “non stabile”, che mettono a disposizione degli Utenti una versione dell’Aggiornamento che non è quella finale (testata e convalidata con maggior cura), e che più che “facoltativa” andrebbe correttamente chiamata “versione beta”. Usando il termine “facoltativo” di fatto la Microsoft trasformava in “beta testers” anche Utenti più o meno ignari che a tutto pensavano fuorché ad usare il proprio PC in modalità “sperimentale”, installandovi Aggiornamenti non completamente testati;
- Distinzione tra la modalità di rinvio degli Aggiornamenti su base “giornaliera” (Orario di Attività) e modalità di “messa in pausa” degli Aggiornamenti (per una o più settimane);
- eccetera eccetera… (sì, c’è anche dell’altro).
Insomma, un vero e proprio libro dedicato solo al funzionamento di Windows Update, ed ai relativi problemi e soluzioni. Quando per spiegare la procedura di Aggiornamento di una qualsiasi versione di Linux, ad esempio, bastano poche righe, e l’esecuzione dell’aggiornamento stesso è poi più veloce in proporzione, rispetto a Windows, proprio in ragione della sua semplicità.
Con tutti i suoi problemi irrisolti, Windows Update in primis, Windows 10 sembra adesso essere arrivato al capolinea, e ad una fine, mi si passi il termine, un po’ ignominiosa, che lo sorprende ancora ad uno stadio di “cantiere incompiuto”. Basta pensare ai numerosi moduli di sistema “duplicati” che la Microsoft non è mai riuscita a fondere in qualcosa di unico e semplice da usare: le nuove Impostazioni ed il vecchio Pannello di Controllo; il vetusto Internet Explorer (solo da poco abbandonato) insieme a ben due diverse versioni del nuovo browser Edge: la prima, piuttosto sfortunata, e poi la seconda, basata sul progetto open-source Chromium, esattamente come Google Chrome (il browser giustamente preferito dalla maggior parte degli Utenti); e poi il vecchio Prompt dei Comandi ma anche la nuova PowerShell (per chi installa il sotto-sistema Linux c’è anche il Terminale o Bash Shell, e con questo fanno tre strumenti a linea di comando). Per non parlare di Cortana, che avrebbe dovuto essere un componente fondamentale del sistema (anche per quanto riguarda la molto discussa raccolta di dati personali) e che è finito relegato in un angolo. E si potrebbero fare diversi altri esempi.
E adesso gli Utenti Microsoft nel mondo dovrebbero già cominciare a pensare all’upgrade dell’ “eternamente incompiuto” Windows 10 alla versione maggiore successiva: se sarà chiamata Windows 11 o in un altro modo lo sapremo presto.
L’unico consiglio che mi sento davvero di dare agli sfortunati utilizzatori di Windows è di cominciare da subito a pensare, oltre che all’upgrade a “Windows 11”, anche ad una seria “strategia di ripiego” (fallback strategy) nel caso i problemi del sistema operativo Microsoft continuino a perdurare o si aggravino. Una “strategia di ripiego” di questo tipo può essere seriamente imperniata sul sistema operativo open-source Linux, ad esempio installandone una versione stabile (Linux Mint, Ubuntu o altre) accanto a Windows 10 in dual-boot e testando quanto più possibile la migrazione di tutte le proprie operazioni, o almeno della parte più importante di esse, da Windows a Linux. In tal modo, nel caso in cui, per un incidente di percorso, il proprio sistema Windows diventasse inutilizzabile, si disporrebbe comunque di una soluzione alternativa funzionante per continuare il proprio lavoro con Linux, rimandando la complicata e tediosa procedura di diagnostica e di riparazione del sistema Windows ad un momento più opportuno.
Può sembrare un po’ scoraggiante la prospettiva di dover imparare ad usare un sistema operativo interamente nuovo come Linux, in aggiunta ad un sistema operativo che, bene o male, si conosce già, come Windows. Ma le molte versioni “user-friendly” di Linux disponibili (Linux Mint, Ubuntu, Linux Lite, ecc.) non richiedono un impegno particolarmente gravoso per essere padroneggiate: di fatto è più difficile (e tedioso) imparare a gestire bene un singolo modulo di Windows come Windows Update che imparare ad usare un intero sistema operativo come Linux. Le conoscenze acquisite a proposito di Linux, inoltre, conservano in generale una validità nel tempo molto maggiore delle conoscenze acquisite a proposito di una qualsiasi versione di Windows, dato che Linux, che è un sistema molto robusto e stabile, in generale non “rivoluziona” periodicamente l’esperienza utente come ultimamente ha fatto Windows (con risultati spesso infelici). Va detto infine che Linux per default legge e scrive perfettamente sulle partizioni formattate con il file system di Windows (NTFS), mentre Windows non è capace di fare altrettanto, a meno di ricorrere a software di terze parti.
L’impostazione del proprio PC in modalità dual-boot Windows + Linux va fatta con la dovuta attenzione ma non è particolarmente difficile ed esistono ormai procedure ben collaudate sia per l’installazione di Linux a fianco di Windows, che per la rimozione di Linux nel caso non si desideri più avere una configurazione in dual-boot.
Tempo permettendo, scriverò quanto prima alcuni articoli sulla procedura di impostazione di Windows e Linux in dual-boot.
Aρpreciаte tһis post. Let me try іt out.
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