In questa seconda parte dell’articolo sulla Condivisione Samba tra Windows e Linux spieghiamo come impostare la condivisione in un PC basato su uno dei tre sistemi operativi presi in considerazione — Windows 10, Linux Mint e Ubuntu — trasformando il PC in un Server Samba.
Impostazione di Windows 10
Nel caso di Windows 10, per attivare o verificare lo stato di attivazione della Condivisione Samba, basta aprire le Impostazioni e digitare “condivisione” nel campo di testo di ricerca, quindi scegliere l’opzione “Gestisci impostazioni di condivisione avanzata”, che aprirà la pagina del vecchio Pannello di Controllo con le impostazioni che ci servono.
Questa pagina contiene le impostazioni di Condivisione per tre diversi Profili di Rete: quello Privato è quello relativo alla nostra Rete Locale di casa o dell’ufficio; quello Pubblico si riferisce alle Reti ad accesso pubblico gestite da diverse organizzazioni (locali pubblici, alberghi, ecc.) e che possiamo trovare ad esempio nei luoghi che consentono l’accesso libero ad una Rete WiFi; il profilo Tutte le Reti, infine, definisce alcune regole generali (e importanti!) valide in ogni caso.
Le impostazioni di default di solito sono già quelle corrette, comunque per attivare correttamente la condivisione in rete dei contenuti di Windows 10 è necessario che nel profilo Privato siano selezionate le opzioni Attiva individuazione rete (con attivata anche la casella di spunta “Attiva la configurazione automatica dei dispositivi connessi alla rete”) e Attiva condivisione file e stampanti (vedi figura sopra). Queste impostazioni fanno sì che il nostro PC con Windows 10 funzioni come un Server Samba. La funzione di Individuazione in Rete è quella più problematica nella relazione tra Windows e Linux perché, come già detto, può accadere che diversi PC con questi diversi sistemi operativi non riescano ad individuarsi (“vedersi”) reciprocamente in modo corretto sulla Rete Locale: ma esistono comunque efficaci soluzioni al problema, che vedremo nella terza parte dell’articolo.
Per ragioni di sicurezza, è importante che nel profilo Pubblico siano selezionate le opzioni Disattiva individuazione rete e Disattiva condivisione file e stampanti (per default è così). In questo modo, anche dopo aver impostato correttamente la Condivisione Samba sul nostro PC o Notebook, saremo comunque al sicuro da intrusioni indesiderate nelle nostre Risorse Condivise (Cartelle e Documenti) quando, per esempio, stiamo usando il nostro Notebook temporaneamente connesso ad una Rete Locale (LAN) che non è quella del nostro ufficio o di casa (dove usiamo il profilo Privato). Quando ci connettiamo ad una Rete ad accesso pubblico, il profilo Pubblico si attiva automaticamente.
Nel profilo generale di Tutte le Reti è importante che siano attivate le opzioni per la Condivisione delle Cartelle Pubbliche e per la Crittografia a 128 bit. L’opzione relativa ai Flussi Multimediali può essere usata per gestire un particolare tipo di Condivisione tra diversi PC, tutti però basati su Windows 10. In questo articolo, dedicato alla Condivisione Samba tra sistemi Windows e Linux, la cosa non ci interessa. Si tratta comunque di una soluzione di condivisione basata su un software un po’ obsoleto come Windows Media Player: consente di trasformare rapidamente il PC in un server di contenuti multimediali (video, musica e immagini) ai quali si può poi facilmente accedere da un qualsiasi altro PC Windows in rete, tramite appunto Windows Media Player. Se non intendete utilizzare questa specifica funzionalità evitate di attivare i Flussi Multimediali, per non sovraccaricare inutilmente il sistema operativo mantenendo attivi dei servizi che non si utilizzano: la Condivisione Samba di Cartelle e Documenti è più che sufficiente per accedere a tutti i contenuti multimediali remoti e riprodurli su qualsiasi dispositivo sulla nostra Rete Locale.
L’opzione più importante è Attiva/Disattiva condivisione protetta da password perché determina come gli altri PC presenti in Rete (PC Client) possono accedere ai contenuti condivisi sul nostro PC Server. La spiegazione presente al di sopra del pulsante di selezione è corretta ma forse non del tutto sufficiente a far capire bene come funziona la cosa.
Per capire bene gli esempi che seguono è utile chiarire un dettaglio relativo al Nome Utente, cioè il nome del nostro Account Utente. Spesso c’è una differenza tra il Nome Utente così come appare nella schermata di accesso ed il Nome Utente vero e proprio che il sistema operativo riconosce ed usa. Ad esempio, nella schermata di accesso il nostro nome può apparire in forma estesa come Mario Rossi, ma il Nome Utente riconosciuto ed usato dal sistema è mariorossi (lettere minuscole senza spazi).
Un modo veloce per verificare qual è il “vero nome” del nostro Account Utente è quello di aprire il Prompt dei Comandi ed eseguire il semplice comando 'whoami'
(“Who Am I?” = “Chi sono io?” in Inglese). Questo comando restituisce un elemento di testo che contiene due utili informazioni e che ha la struttura 'hostname\username'
ovvero “Nome del Computer\Nome Utente”. Nell’esempio della figura seguente vediamo che il Nome del Computer è 'windows10'
ed il Nome Utente 'mariorossi'
:
A) Condivisione Protetta da Password ATTIVATA sul PC Server
Quando la “Condivisione protetta da password” è attivata sul PC che funge da Server Samba, sarà possibile accedere in modo trasparente alle cartelle condivise, incluse quelle Pubbliche, solo se l’Account Utente che stiamo usando nel PC Client è presente anche sul PC Server.
Se per esempio stiamo usando l’Account Utente 'mariorossi'
sul PC Client, ci potremo collegare al PC Server solo se anche lì esiste l’Account Utente 'mariorossi'
. In particolare, se ci colleghiamo da un PC Client ad un PC Server entrambi basati su Windows 10, l’accesso sarà del tutto immediato e trasparente: non dovremo nemmeno inserire la password per connetterci e potremo immediatamente accedere a tutti i contenuti remoti dell’Utente 'mariorossi'
ed anche a tutti i contenuti delle cartelle Pubbliche remote.
Se invece stiamo usando l’Account Utente 'mariobianchi'
sul PC Client, e questo Account Utente non esiste sul PC Server, il Server non ci “riconoscerà” e al momento di connetterci ci verranno richieste le credenziali di accesso (Nome Utente e Password) di un Account Utente esistente sul PC Server, tramite la finestra di Login Remoto:
Se inseriamo in questa finestra le credenziali di accesso di 'mariobianchi'
, la connessione al Server verrà rifiutata e non potremo accedere a nessun contenuto sul PC Server, nemmeno ai contenuti delle cartelle Pubbliche remote. Abbiamo però sempre la possibilità di inserire le credenziali di un Account Utente presente sul PC Server (ad es. 'mariorossi'
), se le conosciamo: il Server a quel punto ci identificherà come 'mariorossi'
e non come 'mariobianchi'
, dandoci accesso a tutti i documenti personali di 'mariorossi'
e a tutti i contenuti delle cartelle Pubbliche remote.
B) Condivisione Protetta da Password DISATTIVATA sul PC Server
Quando la “Condivisione protetta da password” è disattivata sul PC che funge da Server Samba, potremo usare per connetterci al Server, da un PC Client, anche un Account Utente che non esiste sul PC Server, e potremo in questo caso accedere ai soli contenuti delle cartelle Pubbliche del Server. I contenuti personali dei singoli Utenti sul Server rimarranno comunque accessibili solo ai legittimi proprietari.
Secondo gli esempi già fatti al Punto A, se stiamo usando sul PC Client l’Account Utente 'mariorossi'
che esiste anche sul PC Server, tutto avverrà esattamente come già spiegato nel Punto A: avremo l’immediato accesso trasparente a tutti i documenti personali di 'mariorossi'
e a tutti i contenuti delle cartelle Pubbliche remote.
Se invece stiamo usando sul PC Client l’Account Utente 'mariobianchi'
che non esiste sul PC Server, a differenza che nel Punto A avremo comunque l’immediato accesso trasparente ai soli contenuti delle cartelle Pubbliche del Server. Nel caso di connessione tra PC Client e PC Server entrambi basati su Windows 10, non ci verranno richieste credenziali di autenticazione per l’accesso, dato che il Server ci riconoscerà automaticamente come Utente “registrato” (presente sul Server) o come Utente “ospite” (non presente sul Server).
È possibile verificare facilmente se il nostro PC è impostato come Server Samba con la “Condivisione protetta da password” attivata oppure no, senza dover nemmeno aprire le Impostazioni di Condivisione Avanzata nel vecchio Pannello di Controllo. Basta fare clic sull’immagine del nostro Account Utente attualmente in uso, situata sulla colonnina sinistra del menù Start. Se la “Condivisione protetta da password” è DISATTIVATA, nella lista degli Utenti esistenti sul PC comparirà anche un Account Guest (“ospite”), che indica che è consentito l’accesso alle Risorse Condivise di tipo Pubblico anche per un Utente qualsiasi il cui Account non esiste sul PC Server: un “ospite”, appunto.
L’Account Guest non può essere usato per fare il login localmente sul PC, ed è attivato solo per consentire agli Account “ospiti” in Rete di accedere da remoto alle Risorse Condivise Pubbliche sul PC Server.
La soluzione appena illustrata nel Punto B potrebbe essere quella più adatta per Reti Locali organizzate in modo non troppo rigido, con diversi gruppi di Utenti presenti nei diversi PC connessi in Rete (Client e Server): anche gli Utenti che non sono presenti in tutti i PC potranno comunque lavorare con i contenuti delle cartelle Pubbliche su qualsiasi PC che funge da Server Samba. Tenere presente però che una Rete Locale organizzata in modo meno rigido è anche, per definizione, meno sicura: in alcuni ambienti di rete dove la sicurezza non è una priorità indispensabile, questa può comunque essere una soluzione adatta.
Va infine ricordato che in Windows 10 la cartella Pubblica non appare immediatamente visibile in Esplora file (“File Explorer”: l’applicazione che usiamo per navigare nel contenuto di cartelle e unità disco). Questa speciale cartella è però molto utile, se non indispensabile, nel caso delle Condivisioni in Rete: si trova all’interno del disco sul quale è installato il sistema operativo, solitamente il disco “C:”, nel percorso C: → Utenti → Pubblica.

La cartella Pubblica del nostro PC può però essere raggiunta non solo dal suo percorso locale appena visto, ma anche dal suo percorso di rete. Ed è questa seconda modalità quella che consiglio, dato che è anche la modalità preferibile nei sistemi Linux per fare il miglior uso della Cartella Pubblica, come vedremo più avanti. In questo modo prenderemo, anche nei sistemi basati su Windows 10, una “buona abitudine” che sarà poi valida anche nei sistemi basati su Linux.
Nella pagina del File Explorer che visualizza i dispositivi sulla nostra Rete Locale compare, insieme ai PC “remoti”, anche il nostro PC che stiamo usando al momento (PC “locale”), identificato dal suo nome. Se non conosciamo il nome del nostro PC, possiamo visualizzarlo facilmente nel Prompt dei Comandi usando il comando 'whoami'
, già visto più sopra, oppure il comando 'hostname'
(che funziona esattamente allo stesso modo anche nel Terminale Linux):
In alternativa, possiamo trovare il nome del nostro PC “locale” in Impostazioni → Sistema → Informazioni:
Il nostro PC “locale” compare nella pagina di Rete per consentirci l’accesso ai contenuti (Cartelle e Documenti) eventualmente condivisi con il nostro Account Utente da parte di altri Utenti sullo stesso PC “locale”. Aprendo il nostro PC “locale” (esattamente come avviene con i PC “remoti” basati su Windows 10) troviamo la cartella Utenti (“Users”), dentro la quale si trovano sempre la nostra cartella personale e la cartella Pubblica, più altre eventuali cartelle condivise con noi su base locale da altri Utenti.
Per un rapido accesso al contenuto della cartella Pubblica, è possibile “fissarla” permanentemente nella sezione “Accesso rapido” (“Favorites”) sulla barra verticale a sinistra di Esplora file, tramite il pulsante “Aggiungi ad Accesso rapido”, situato sulla Barra dei Pulsanti alla voce “Home”.
Passiamo ora a Linux. La configurazione di un PC Linux come Server Samba è un po’ più complicata rispetto a Windows 10: vi sono diversi metodi per poterlo fare ma in questo articolo descriviamo il metodo più semplice, alla portata anche di utenti di PC non particolarmente esperti. Per default, sia Linux Mint che Ubuntu non sono configurati come Server Samba e richiedono l’installazione di un modulo apposito. Le procedure che seguono sono sostanzialmente le stesse sia in Linux Mint che in Ubuntu, ma queste due diverse versioni di Linux richiedono alcuni passaggi differenti per ottenere il medesimo risultato.
Impostazione di Linux Mint
Per cominciare, scegliamo una qualsiasi cartella di cui vogliamo condividere il contenuto in rete: è buona norma, anche se non obbligatorio, cominciare proprio dalla cartella Pubblici, che si trova all’interno della nostra cartella Home.
Facciamo clic-destro sulla cartella Pubblici e selezioniamo dal menù contestuale la voce Opzioni di condivisione.
Nella finestra delle Opzioni di Condivisione che si apre, tutte le opzioni di condivisione sono al momento disabilitate e non funzionanti perché il nostro sistema non è ancora impostato per gestire la Condivisione in Rete, ma Linux Mint ci informa gentilmente, nel riquadro in basso, sulle cose che dobbiamo fare:
Per prima cosa dobbiamo installare il modulo del Server Samba, poi dobbiamo creare una speciale regola del Firewall per Samba ed infine dobbiamo aggiungere il nostro Account Utente ad uno speciale “gruppo” denominato “sambashare”. Tre cose assai più facili a farsi di quanto possa sembrare. Chiudiamo per il momento la finestra delle Opzioni di Condivisione con il pulsante Annulla.
Tenere presente che le operazioni che seguono richiedono tutte Privilegi di Amministratore per poter essere eseguite. Come abbiamo già visto nella prima parte dell’articolo, ci verrà richiesta una Password di Amministratore tramite una speciale finestra di Autenticazione: se l’Account Utente che stiamo usando appartiene al gruppo degli Amministratori, ne vedremo il nome automaticamente selezionato nella finestra di Autenticazione. Altrimenti dovremo far eseguire le operazioni che seguono ad un diverso Utente che sia di tipo Amministratore.
1) Installazione del Server Samba
La possiamo fare in modo semplice usando il Software Center di Linux Mint, un’applicazione analoga al Microsoft Store o all’Apple Store, che si chiama Gestore Applicazioni. L’icona del Gestore Applicazioni è già “fissata” nei Preferiti del menù principale di Linux Mint, come appare in figura:
Nella finestra principale del Gestore Applicazioni digitiamo “samba” nel campo di ricerca (icona lente di ingrandimento), quindi scorriamo l’elenco dei moduli software che ci vengono proposti fino ad individuare quello mostrato nella figura, e descritto correttamente come il modulo Server di Samba (SMB):
Facciamo clic sulla voce in elenco e quindi sul pulsante Installa. Il Server Samba si avvia automaticamente subito dopo l’installazione e non richiede il riavvio del PC.
2) Creazione della Regola del Firewall
Dobbiamo ora creare la regola del Firewall per consentire al Server Samba di funzionare correttamente: apriamo il Configuratore del Firewall. In Linux Mint lo possiamo fare dalle Impostazioni di sistema, come già visto nella prima parte dell’articolo, oppure direttamente dal menù principale di Linux Mint, digitando “firewall” nel campo di ricerca in alto. Se non abbiamo attivato il Firewall in precedenza, facciamolo adesso usando l’interruttore di “Stato”, come già visto in precedenza. Quindi selezioniamo la scheda delle “Regole” del Firewall:
Facciamo clic sul segno “+” in basso a sinistra per aggiungere una nuova regola: nella finestra che compare le impostazioni sono già tutte corrette, l’unica cosa che dobbiamo fare è selezionare la voce “SAMBA” nel menù a discesa “Applicazione”.
L’elenco delle applicazioni possibili è molto lungo, ed include tra l’altro tutta una serie di giochi interattivi online, che per funzionare richiedono una regola del Firewall. Scorrere l’elenco fino alla voce “SAMBA” e selezionarla, quindi aggiungere la nuova regola con il pulsante Aggiungi e chiudere la finestra delle Regole con il pulsante Chiudi (la finestra rimane aperta dopo l’aggiunta di una nuova regola in modo da consentire l’aggiunta di più regole in serie, se lo si desidera).
La nuova regola inserita comparirà in rosso nell’elenco delle regole del Firewall.
Possiamo chiudere il Configuratore del Firewall.
Va ricordato infine che, quando lo riteniamo necessario, possiamo ripristinare integralmente la “barriera di protezione” del Firewall, ad esempio se abbiamo configurato il nostro Notebook per la Condivisione Samba (Server Samba) e ci troviamo a doverlo usare in un ambiente di rete che non è quello di casa o del nostro ufficio. Il Firewall di Linux dispone per default di tre “profili” preimpostati, adatti alle più comuni situazioni d’uso: il profilo “Casa”, nel quale il Firewall è disattivato e consente tutte le connessioni in ingresso, ed i profili “Ufficio” e “Pubblico” nei quali il Firewall è attivato e blocca tutte le connessioni in ingresso. Va detto che queste impostazioni di default non sono del tutto appropriate: la regola generale per garantire la sicurezza del nostro PC Linux secondo me è quella di mantenere SEMPRE ATTIVO il Firewall, anche nella nostra rete di casa, e di consentire le connessioni in ingresso solo ai singoli servizi che ci servono davvero, come il servizio di Condivisione Samba, impostando una specifica regola come abbiamo già visto. L’unico profilo nel quale è opportuno che vengano bloccate tutte le connessioni in ingresso, senza impostare nessuna regola o eccezione per servizi particolari, è il profilo “Pubblico”, che possiamo facilmente selezionare quando siamo connessi ad una rete ad accesso pubblico, dove ci serve il massimo livello di protezione:
È bene assicurarsi che nella scheda delle Regole del profilo “Pubblico” non vi sia alcuna regola impostata, così che usando questo particolare profilo avremo la massima protezione del Firewall quando ci serve:
Il Configuratore del Firewall ci consente anche, se lo riteniamo comodo o opportuno, di disattivare temporaneamente una regola che abbiamo impostato, come quella relativa al servizio di Condivisione Samba: per farlo è sufficiente modificare la regola in modo da bloccare le connessioni in ingresso al Server Samba, invece di consentirle. Selezionare una qualsiasi delle voci relative a Samba, quindi fare clic sulla piccola icona dell’ingranaggio in basso:
Nella finestra di modifica della Regola, selezionare la voce Nega al posto di Consenti nel menù a discesa “Politica” (lasciando invariate le altre opzioni):
Confermare con il pulsante Applica: la Regola per Samba cambierà colore (in verde) indicando che adesso le Connessioni Samba in ingresso (da un PC Client) non sono più consentite, rafforzando così il livello di sicurezza del nostro PC, ad esempio in un ambiente di rete pubblico. Ripetere l’operazione suddetta per tutte le Regole per Samba che compaiono in rosso (“CONSENTI”) nell’elenco delle Regole del Firewall.
Quando vorremo ripristinare il Server Samba nella sua piena funzionalità, basterà modificare nuovamente la “Politica” delle Regole per Samba da Nega a Consenti.
3) Aggiunta dell’Utente al gruppo “sambashare”
Non si tratta affatto di un’operazione per soli “addetti ai lavori” come potrebbe sembrare. In tutti i sistemi operativi (Windows, Apple macOS, Linux, ecc.) ogni Utente del computer appartiene ad uno o più “gruppi” che definiscono le caratteristiche e soprattutto i “poteri” che quel dato Utente ha sull’ambiente del sistema operativo stesso. Ad esempio, il primo Utente che viene creato al momento dell’installazione ex-novo di un sistema operativo appartiene sempre al gruppo degli Amministratori del sistema ed ha il “potere” di eseguire tutta una serie di operazioni che gli Utenti comuni non possono fare, come installare nuove applicazioni, configurare il Firewall, ecc. Nei sistemi Linux il primo Utente creato, oltre ad appartenere al gruppo degli Amministratori, viene anche automaticamente associato al gruppo “sambashare”, che raggruppa tutti coloro che hanno lo speciale “potere” di impostare nuove Condivisioni in Rete. Se l’Account Utente che stiamo usando in Linux è dunque il primo creato al momento dell’installazione del sistema operativo, non dobbiamo fare nulla: è già parte del gruppo “sambashare”. Se invece si tratta di un altro Account Utente dobbiamo aggiungerlo al gruppo suddetto nel seguente modo.
Apriamo le Impostazioni di Sistema, quindi apriamo il modulo Utenti e gruppi con un clic sul suo pulsante:
Si apre una finestra contenente l’elenco di tutti gli Account Utente esistenti sul PC (il nome del primo Utente è oscurato per ragioni di privacy):
Nel riquadro delle informazioni sull’Utente selezionato si trova la sezione “Gruppi” che elenca tutti i gruppi di cui il nostro Utente fa parte. Facendo clic direttamente su questa sezione si aprirà la lista di Selezione dei Gruppi:
La lista è piuttosto lunga dato che i gruppi disponibili sono molti: scorrere la lista fino ad individuare il gruppo “sambashare”, selezionarlo con la sua casella di spunta e confermare il tutto con OK. Nella sezione “Gruppi” del nostro Utente si troverà ora aggiunto il nuovo gruppo “sambashare”. Per rendere effettivi i nuovi “poteri” assegnati al nostro Utente con l’appartenenza al gruppo “sambashare”, è necessario riavviare il PC.
4) Creazione di un “alias” Samba per il nostro Account Utente
Lo so: avevo detto che le cose da fare erano tre. Ma ce n’è una quarta, indispensabile per poter usare il nostro Account Utente per effettuare l’accesso da remoto al PC che funge da Server Samba. Per poter fare l’accesso da un PC Client ad un PC Server basato su Linux, usando le credenziali di accesso (Nome Utente e Password) di un Account Utente presente sul Server, è necessario che questo Account Utente disponga di una “copia di se stesso”, o “alias”, all’interno di uno speciale database usato dal Server Samba per tenere traccia degli Utenti con diritti di accesso da remoto.
L’operazione necessita dell’uso del Terminale (equivalente in Linux del Prompt dei Comandi di Windows): è uno strumento tecnico che intimidisce sempre un po’ gli utenti non particolarmente esperti, ma tutto ciò che serve in questo caso è inserire ed eseguire nel Terminale un singolo comando, che come tutti i comandi va inserito esattamente senza fare errori di scrittura. Una cosa che sicuramente aiuta a non fare errori è comprendere esattamente che cosa il comando che useremo andrà a fare e perché. Il comando di creazione dell’Alias Samba per il nostro Account Utente è il seguente (prendiamo come esempio il solito Utente 'mariorossi'
):
sudo smbpasswd -a mariorossi
Facciamo brevemente un’analisi di questo comando: il primo comando 'sudo'
serve per eseguire il comando che segue con i privilegi di Amministratore (“sudo” è un’abbreviazione di “super-user do”, cioè “esegui come Super-Utente o Amministratore”). È l’equivalente, nel Terminale, della Finestra di Autenticazione che richiede una password di Amministratore, che abbiamo già visto in precedenza: anche il comando 'sudo'
richiede una password di Amministratore, necessaria per poter eseguire il comando che segue subito dopo, che nel nostro caso è 'smbpasswd'
. Potremo dunque eseguire il comando 'sudo'
e quello seguente soltanto se il nostro Account Utente è di tipo Amministratore.
Il comando 'smbpasswd'
è un’abbreviazione di “password per SMB (sigla che sta per Samba)”: viene usato non solo per impostare o resettare la password di un Alias Samba già esistente, ma anche per creare da zero un nuovo Alias Samba dotato di relativa password. Per creare un nuovo Alias Samba si usa il parametro '-a'
(che sta per “add” o “aggiungi”), seguito dal Nome Utente per il quale vogliamo creare l’alias ('mariorossi'
).
Eseguiamo il comando da Terminale premendo il tasto A Capo: per prima cosa ci verrà richiesta la password del nostro Account Utente (Amministratore), necessaria per eseguire il comando 'sudo'
, quindi ci verrà richiesta, per due volte di seguito (la seconda per conferma), la password per il nostro Alias Samba. Bisogna fare attenzione a digitare la password correttamente perché, per ragioni di sicurezza, i caratteri della password non vengono mostrati sul Terminale. Tecnicamente è perfino possibile usare per il nostro Alias Samba una password differente da quella che usiamo per fare l’accesso in locale con l’Account Utente 'mariorossi'
, ma sarebbe solo una complicazione in più: la cosa più semplice è inserire la medesima password che usiamo per l’accesso in locale, in modo che sia per l’accesso in locale (Account Utente) che per quello da remoto (Alias Samba) useremo sempre la stessa password associata all’Utente 'mariorossi'
. In questo esempio, dovremo inserire la stessa password per tre volte di seguito: la prima per eseguire il comando 'sudo'
, la seconda e la terza per impostarla come password per il nostro Alias Samba. Se tutto è stato eseguito correttamente, il Terminale apparirà come nella figura seguente:
Possiamo verificare la lista degli Alias Samba impostati sul nostro PC Server con il seguente comando da Terminale:
sudo pdbedit -L
Il comando 'pdbedit'
viene usato per gestire il database degli Alias Samba, il parametro '-L'
(lettera maiuscola) sta per “list” e mostra la lista degli Alias Samba che sono stati impostati. Nel nostro caso il risultato del comando sarà quello mostrato nella figura seguente:
Una volta verificato che il nostro Account Utente 'mariorossi'
è stato aggiunto correttamente alla lista degli Alias Samba, potremo usare questo Account per connetterci da remoto a tutte le Risorse Condivise (Cartelle e Documenti) del nostro PC Server.
Possiamo usare la medesima procedura per creare l’Alias Samba di un diverso Account Utente sul PC Server, come ad esempio 'marioverdi'
, sempre usando l’Account Utente di 'mariorossi'
che è di tipo Amministratore: in questo caso, dopo aver inserito la password di 'mariorossi'
, necessaria per eseguire il comando 'sudo'
, dovremo inserire, per due volte di seguito, la password dell’Utente 'marioverdi'
:
Possiamo quindi controllare nuovamente la lista degli Alias Samba impostati usando il comando già visto:
Il Terminale Linux, così come il Prompt dei Comandi di Windows, può essere chiuso con il comando 'exit'
eseguito premendo il tasto A Capo.
* * * *
Ora che abbiamo eseguito le quattro operazioni di cui sopra, possiamo portare a termine correttamente la Condivisione in Rete della cartella Pubblici nel modo che abbiamo già visto: facciamo nuovamente clic-destro sulla cartella Pubblici e selezioniamo dal menù contestuale la voce “Opzioni di condivisione”, come visto più sopra. Nella finestra delle Opzioni di Condivisione che si apre, ora le opzioni sono tutte abilitate:
Attiviamo l’interruttore “Condividi questa cartella”, quindi scegliamo un nome per la nuova Condivisione (il nome della cartella condivisa come apparirà visibile in Rete). Personalmente consiglio di rinominare la cartella con il nome di “Pubblica”, per armonizzarla con la cartella corrispondente di Windows 10. Affinché questa cartella possa effettivamente funzionare come la cartella Pubblica di Windows 10, è necessario che sia selezionata l’opzione Permetti ad altri di creare ed eliminare i file in questa cartella.
L’opzione Accesso ospite (per persone senza un account utente) può essere selezionata oppure no, e la sua attivazione o meno corrisponde esattamente all’opzione di condivisione Attiva/Disattiva condivisione protetta da password già vista più sopra per Windows 10 (nel profilo “Tutte le Reti”). L’opzione dell’ “Accesso ospite” funziona nel modo seguente:
A) Accesso ospite DISATTIVATO sul PC Server
Corrisponde esattamente a quanto già visto per Windows 10 al Punto A: Condivisione Protetta da Password ATTIVATA. In questo caso potremo accedere alla cartella Pubblica del PC Server solo se sul PC Client stiamo usando un Account Utente che esiste anche sul PC Server (dotato di Alias Samba), oppure se, in subordine, conosciamo, oltre alle nostre credenziali di accesso personali, anche quelle di un diverso Account Utente esistente sul PC Server.
Riassumendo brevemente gli esempi già fatti per Windows 10: se stiamo usando l’Account Utente 'mariorossi'
sul PC Client, potremo accedere al PC Server solo se anche su questo esiste l’Account Utente 'mariorossi'
(dotato di relativo Alias Samba). Se invece stiamo usando l’Account Utente 'mariobianchi'
sul PC Client e questo Account Utente non esiste sul PC Server, non potremo accedere alla cartella Pubblica del Server con le credenziali di accesso di 'mariobianchi'
, anche se ci sarà sempre possibile usare per la connessione le credenziali di un diverso Account Utente esistente sul Server (ad es. 'mariorossi'
), a patto che le conosciamo.
Al momento di connetterci ad un PC Server da un PC Client basato su Linux Mint, a differenza di quanto accade con Windows 10, compare sempre la finestra per l’inserimento delle credenziali di connessione. L’opzione di accesso come Anonimo (equivalente dell’Utente Guest o Ospite di Windows 10) viene sempre mostrata ma, quando l’ “Accesso ospite” è DISATTIVATO per la cartella Pubblica del Server (o per una qualsiasi altra cartella condivisa), l’Accesso come Anonimo non funzionerà. Si potrà accedere solo inserendo le corrette credenziali (Nome Utente e Password) di un Account Utente esistente sul Server (e dotato di relativo Alias Samba):
B) Accesso ospite ATTIVATO sul PC Server
Corrisponde esattamente a quanto già visto per Windows 10 al Punto B: Condivisione Protetta da Password DISATTIVATA. In questo caso potremo accedere alla cartella Pubblica del PC Server anche se sul PC Client stiamo usando un Account Utente qualsiasi, che non esiste sul PC Server. Nella finestra per l’inserimento delle credenziali di connessione, dovremo semplicemente selezionare l’opzione “Anonimo” per accedere al PC Server come “ospite”:
Possiamo connetterci al Server anche usando le credenziali di autenticazione del nostro Account Utente che non esiste sul PC Server, ad esempio 'mariobianchi'
:
in questo caso il Server non ci “riconoscerà” ma ci identificherà automaticamente come un Utente Ospite/Guest generico, che nei sistemi Linux viene sempre identificato con il Nome Utente 'nobody'
. Questo particolare ci offre l’occasione per fare un’ulteriore precisazione sul ruolo fondamentale degli Alias Samba nei Server Linux: è la presenza del suo Alias Samba a rendere un dato Account Utente utilizzabile per le connessioni da remoto. Se per esempio stiamo usando sul PC Client l’Account Utente 'mariorossi'
e questo stesso Account Utente esiste anche sul PC Server ma privo del suo Alias Samba, il Server non potrà identificarci come 'mariorossi'
. Anche se ci autentichiamo come 'mariorossi'
sul PC Client, il PC Server ci identificherà comunque come Utente Ospite/Guest generico (Nome Utente: 'nobody'
), esattamente come se stessimo usando sul Client un Account Utente non presente sul Server.
Torniamo alla finestra delle Opzioni di Condivisione (“Condivisione cartella”): ora che abbiamo impostato le opzioni desiderate è il momento di rendere attiva la nuova condivisione con il pulsante “Crea condivisione”.
Comparirà una finestra di conferma per la modifica di alcuni permessi di accesso per la cartella Pubblica: confermare con il pulsante “Aggiungere i permessi automaticamente”:
La cartella “Pubblici” (condivisa con il nome di “Pubblica”) mostrerà ora un piccolo “badge” sovrapposto ad indicare che si tratta di una cartella condivisa in rete.
Possiamo ovviamente aprire la cartella “Pubblici” dal suo “percorso locale”, come appare nella figura qui sopra (Home [mariorossi] → Pubblici) ma, come già detto a proposito di Windows 10, il metodo preferibile nei sistemi Linux è quello di aprire la cartella condivisa dal suo “percorso di rete”. Se apriamo la cartella “Pubblici” dal suo “percorso locale” in Linux, potremmo facilmente trovarci di fronte ad uno spettacolo come il seguente:
La piccola icona del lucchetto, un po’ allarmante, che si trova sovrapposta ad alcuni documenti, non significa però affatto che quei documenti sono inaccessibili: possono essere aperti e visualizzati normalmente ma soltanto in modalità di “sola lettura”. Il privilegio di modificare il contenuto di quei documenti rimane assegnato al solo Utente che li ha creati o che ha apportato l’ultima modifica: tutti gli altri Utenti possono accedere ai documenti ma se vogliono apportare delle modifiche al loro contenuto dovranno registrare una copia del documento, lasciando l’originale intatto. Esiste però un modo per evitare queste eccessive limitazioni ai privilegi di modifica dei documenti, ed è appunto quello di aprire la cartella Pubblica non dal suo “percorso locale” ma dal suo “percorso di rete”, come già detto.
Aprendo la pagina di consultazione del contenuto della nostra Rete Locale, troveremo visualizzate alcune cartelle, ciascuna delle quali corrisponde ad un PC in Rete: in particolare, i PC basati su sistema operativo Linux compariranno direttamente con una loro distinta cartella, mentre i PC basati su sistema operativo Windows saranno tutti collocati all’interno di una specifica cartella chiamata “Rete Windows”.
Purtroppo, la cartella “Rete Windows” raramente funziona come dovrebbe, mostrando al suo interno le singole cartelle dei PC remoti Windows, ma questo è un problema facilmente risolvibile la cui soluzione vedremo nella terza parte dell’articolo.
Esattamente come già visto per Windows 10, in questa pagina di Rete, insieme ai PC “remoti” compare anche il nostro PC “locale”, identificato da una cartella con il suo stesso nome. Se non conosciamo il nome del nostro PC “locale”, basta aprire il Terminale per verificarlo: il prompt (in verde) che precede il cursore lampeggiante per l’inserimento dei comandi è composto da un elemento di testo che ha la struttura 'username@hostname'
ovvero “Nome Utente + carattere ‘chiocciola’ + Nome del Computer”, che nell’esempio presente equivale a “mariorossi + @ + linuxmint201”:
Come ulteriore verifica, se vogliamo, possiamo usare il comando 'hostname'
, che restituisce come risultato il Nome del nostro computer, esattamente come accade anche nel Prompt dei Comandi di Windows:
Aprendo la cartella del nostro PC Linux “locale”, vedremo al suo interno tutte le cartelle condivise di questo PC: al momento solo la cartella Pubblica1. Notare come questa cartella compare ora visibile con il suo Nome di Condivisione come impostato in precedenza (“Pubblica”) e non con il suo nome del percorso locale (“Pubblici”).
Aprendo la cartella “Pubblica” comparirà anzitutto la finestra di inserimento delle credenziali di accesso, esattamente come se ci collegassimo ad un PC “remoto” sulla nostra Rete: di fatto, in questo momento stiamo cercando di collegarci ad una Risorsa Condivisa del nostro PC “locale” come se si trovasse sulla Rete e non localmente, quindi dobbiamo autenticarci per la connessione.
Possiamo inserire le credenziali del nostro Account Utente oppure selezionare la modalità Anonimo, a seconda di come abbiamo impostato la Condivisione della Cartella Pubblica (vedi più sopra). Stavolta i documenti all’interno della cartella “Pubblica” compariranno tutti privi di “lucchetto” sovrapposto, ed avremo non solo i privilegi di lettura ma anche quelli di modifica su tutti i documenti, sia quelli creati da noi che quelli creati da altri Utenti.
Bisogna comunque dire che questa procedura non risolve tutti i problemi dei privilegi di accesso ai documenti in ambiente Linux: si tratta di una questione piuttosto complessa e tecnica che non può essere spiegata in dettaglio in un articolo come questo. Nella terza parte dell’articolo vedremo diverse soluzioni per gestire in modo semplice il problema dei privilegi di modifica per le Risorse Condivise (Cartelle e Documenti) nei sistemi basati su Linux.
La procedura appena spiegata per condividere la Cartella Pubblica in Linux può essere usata per condividere una qualsiasi altra cartella del nostro PC. In particolare, e a differenza di Windows, Linux mette a disposizione una cartella “Pubblici” per ogni singolo Account Utente presente sul PC, perciò nulla ci impedisce di creare più di una Cartella Pubblica Condivisa sullo stesso PC Linux, a patto che usiamo come Nome di Condivisione dei nomi diversi, dato che non è possibile creare sullo stesso PC due diverse Risorse Condivise che abbiano lo stesso nome2. Ma potremmo ad esempio facilmente creare una Cartella Pubblica chiamata “Per Tutti” con l’ “Accesso ospite” attivato, alla quale potrebbero accedere tutti gli Utenti di tutti i PC in rete, ed una seconda Cartella Pubblica chiamata “Solo Registrati”, con l’ “Accesso ospite” disattivato, alla quale potrebbero accedere solo coloro che sono in possesso delle credenziali di accesso di un Account Utente esistente sul PC Server (e dotato di Alias Samba).
* * * *
Per concludere questa sezione dedicata a Linux Mint, spieghiamo come impostare una condivisione in rete molto importante, quella della nostra intera cartella personale (Home) in modo che soltanto noi, e nessun altro, possiamo accedere a tutti i nostri contenuti personali sulla Rete. Cliccando sulla voce “Home” nella barra verticale a sinistra di ogni finestra del File Explorer di Linux Mint (l’applicazione si chiama “Nemo”, oppure semplicemente “Files”), compare tutto il contenuto della nostra cartella personale, suddiviso nelle tipiche cartelle tematiche:
Per condividere in rete l’intero contenuto di questa cartella dobbiamo prima di tutto risalire al livello della cartella superiore, che contiene tutte le cartelle Home personali di tutti gli Utenti presenti sul PC: lo si può fare usando semplicemente il pulsante a forma di freccia che punta verso l’alto, sulla Barra dei Pulsanti della finestra:
In alternativa, per ottenere il medesimo risultato si può usare il tasto Backspace (quello che si usa per cancellare all’indietro i caratteri appena inseriti) o la combinazione di tasti Alt-Freccia su.
Al livello superiore troviamo tutte le cartelle Home personali di tutti gli Utenti esistenti sul nostro PC Linux: la nostra cartella personale sarà facilmente identificabile, oltre che dal suo nome, anche dall’icona di una “casetta” al suo interno (mancante nelle cartelle personali degli altri Utenti):

Possiamo ora condividere in rete la nostra cartella Home personale usando lo stesso metodo già visto per la cartella Pubblici: facciamo clic-destro sulla cartella e selezioniamo dal menù contestuale la voce “Opzioni di condivisione”. Nella finestra delle Opzioni di condivisione che si apre, è importante che lasciamo disattivate entrambe le caselle “Permetti ad altri di creare ed eliminare i file in questa cartella” e “Accesso ospite (per persone senza un account utente)”: questo garantisce che si potrà accedere alla nostra cartella personale condivisa in rete soltanto inserendo le nostre credenziali di accesso personali (Account Utente 'mariorossi'
).
Il Nome di Condivisione per la nostra cartella personale non può corrispondere a quello originale della cartella (“mariorossi”) perché coincide con il nostro Nome Utente personale ed è un nome riservato dal sistema operativo. Ma possiamo ad esempio facilmente usare, come Nome di Condivisione, il nostro nome “esteso” così come compare nella schermata di accesso (“Mario Rossi”); oppure anche un diverso nome che serva allo scopo di identificare questa cartella condivisa in rete come la nostra cartella personale2. Una volta attivata la nuova condivisione con il pulsante Crea condivisione, anche la nostra cartella personale verrà contrassegnata dal “badge” che segnala che si tratta di una cartella condivisa in rete.
C’è un ultimo importante problema da risolvere (facoltativo, ma altamente raccomandato) che riguarda il livello di privacy della nostra cartella Home personale: sia Linux Mint che Ubuntu infatti impostano per default un livello di privacy particolarmente basso per le cartelle Home personali dei vari Utenti. Ogni Utente del PC può facilmente accedere al contenuto delle cartelle Home personali degli altri Utenti, sia visualizzando il contenuto delle cartelle sia aprendone i documenti, anche se questi vengono aperti in modalità di “sola lettura”. L’unica limitazione è che un determinato Utente non può modificare i documenti di un diverso Utente né creare o salvare documenti propri all’interno delle cartelle personali di un altro Utente.
Se ad esempio l’Utente al momento attivo sul PC è 'marioverdi'
, questo Utente potrà risalire, dal livello della propria cartella Home, al livello superiore dove sono visibili tutte le cartelle Home di tutti gli Utenti sul PC, e quindi aprire tranquillamente la cartella dell’Utente 'mariorossi'
, visualizzando il suo contenuto e potendone aprire i documenti, anche se in modalità di “sola lettura”.
(Nota: nelle illustrazioni seguenti, l’Utente 'marioverdi'
utilizza un Tema Grafico del Desktop differente da quello usato da 'mariorossi'
, per facilitare visivamente la distinzione tra i due diversi Account Utente)
Più che un livello di privacy particolarmente basso potrebbe essere definito un livello di privacy inesistente, dato che tutti i nostri file personali sono accessibili, anche se in “sola lettura”, ad ogni altro Utente esistente sul PC: se questo altro Account Utente dispone anche di un Alias Samba, avrà lo stesso livello di accesso ai nostri file personali anche sulla Rete Locale, attraverso il servizio di Condivisione Samba, se abbiamo condiviso in rete la nostra cartella Home personale. Questo basso livello di privacy è stato adottato dai creatori di Ubuntu (e di Linux Mint, che è basato su Ubuntu) perché a suo tempo si pensava all’insieme di Utenti di un dato PC come ad un omogeneo gruppo di lavoro: un contesto nel quale non ci fosse una stretta necessità di proibire l’accesso ai propri file personali da parte degli altri Utenti dello stesso PC. L’esigenza di correggere questo basso (per non dire inesistente) livello di privacy è però sentita anche dai creatori di Ubuntu, che correggeranno il problema a partire dalla versione 21.043. Fortunatamente esiste una soluzione semplice e veloce per risolvere questo delicato problema di privacy anche nelle versioni precedenti di Ubuntu e di Linux Mint, prese in esame in questo articolo.
Prendiamo ad esempio il solito Utente 'mariorossi'
e procediamo a risolvere il suo problema di privacy dei documenti personali. Posizioniamoci al “livello base” o “primo livello” della cartella Home, quello che contiene tutte le tipiche cartelle “tematiche” per la suddivisione dei documenti:
Selezioniamo tutte le cartelle con il comando “Seleziona tutto” dal menù “Modifica”, oppure con la combinazione di tasti Ctrl-A. Quindi de-selezioniamo, con un Ctrl-clic, tutte le cartelle condivise in rete, se ve ne sono (in questo caso la cartella “Pubblici”): dato che andremo a modificare i privilegi di accesso alle nostre cartelle personali, è importante non alterare gli speciali privilegi già assegnati alle cartelle condivise in rete, affinché la condivisione continui a funzionare correttamente.
Facciamo clic-destro su una qualsiasi delle cartelle selezionate e selezioniamo dal menù contestuale la voce “Proprietà”:
Selezioniamo quindi la scheda “Permessi” ed andiamo a modificare la terza voce denominata “Accesso cartella”: come si vede dall’illustrazione, la prima voce “Accesso cartella” imposta i permessi di accesso per il Proprietario delle cartelle ('mariorossi'
), la seconda voce imposta i permessi per il Gruppo di cui 'mariorossi'
fa parte, e la terza voce, quella che ci interessa, imposta i permessi per tutti gli altri Utenti. Modifichiamo la terza voce “Accesso cartella” da “Accedere ai file” a “Nessuno”, quindi chiudiamo la finestra delle Proprietà con il pulsante Chiudi.
Problema della privacy risolto: ora un altro Utente del PC, come ad esempio 'marioverdi'
, aprendo la cartella Home di 'mariorossi'
non vedrà più la schermata seguente (default):
ma la schermata seguente:
e potrà aprire, volendo, solo le cartelle condivise (“Pubblici”) ma non quelle personali di 'mariorossi'
.
Impostazione di Ubuntu
La procedura di impostazione come Server Samba di un PC con Linux Ubuntu è sostanzialmente la stessa già vista per Linux Mint, con alcune differenze in alcuni passaggi. Quando la procedura per Ubuntu è identica a quella già vista per Linux Mint, rimanderemo semplicemente alla sezione di Linux Mint dove la procedura è già stata spiegata.
Cominciamo anche qui dalla condivisione della cartella Pubblici, posta all’interno della nostra cartella personale (Home).
Facciamo clic-destro sulla cartella Pubblici e selezioniamo dal menù contestuale la voce “Condivisione della rete locale”.
La finestra delle Opzioni di Condivisione che compare è sostanzialmente identica a quella già vista per Linux Mint, ma con un’importante differenza: nel caso di Ubuntu, la casella di selezione “Condividere questa cartella” è abilitata e non disabilitata come in Linux Mint.
Questa casella di selezione già attiva ci consente di evitare la procedura di installazione manuale del modulo del Server Samba così come è descritta al punto 1 dell’impostazione di Linux Mint: ci basterà infatti attivare questa casella di selezione con un clic per far partire una verifica automatica, da parte del sistema operativo, se il Server Samba è già installato oppure no. Nel caso in cui questa sia la prima condivisione in rete che stiamo impostando, il Server Samba non sarà installato ed il sistema operativo ci proporrà automaticamente di installare il modulo necessario: basta rispondere affermativamente e la procedura di installazione del Server Samba partirà automaticamente.
1) Installazione del Server Samba
Prima di eseguire l’installazione del Server Samba, il sistema operativo ci chiederà nuovamente conferma con una speciale finestra contenente anche una descrizione testuale del modulo che stiamo per installare, in modo da accertarsi che siamo bene informati sull’operazione che seguirà. Confermiamo l’installazione con il pulsante Installa:
Dopo l’installazione del Server Samba è consigliabile chiudere la finestra delle Opzioni di Condivisione (“Condivisione cartella”), se è rimasta aperta, con il pulsante Annulla, senza creare la condivisione per il momento, dato che la procedura potrebbe generare un errore, ad esempio se il nostro Account Utente non fa parte del gruppo “sambashare”, come già spiegato per Linux Mint. Potremo concludere con successo la nostra Condivisione della cartella Pubblica, dopo aver eseguito le quattro operazioni di impostazione preliminare richieste.
2) Creazione della Regola del Firewall
La procedura è esattamente identica a quella già vista sopra per Linux Mint. L’applicazione di configurazione del Firewall è la stessa sia in Linux Mint che in Ubuntu, con la sola differenza che in Ubuntu va installata a parte, come abbiamo già visto nella prima parte dell’articolo.
3) Aggiunta dell’Utente al gruppo “sambashare”
Il pannello delle Impostazioni di Ubuntu dedicato alla gestione degli Utenti, non consente purtroppo anche la gestione dei Gruppi dei quali l’Utente fa parte, così come fa invece il pannello analogo delle Impostazioni di Linux Mint:
Per gestire i Gruppi di un Account Utente, ed aggiungerlo al gruppo “sambashare”, dobbiamo installare uno strumento apposito, usando l’applicazione Ubuntu Software, già vista nella prima parte dell’articolo. Nella finestra principale di Ubuntu Software, aprire il campo di ricerca con un clic sulla lente di ingrandimento in alto a sinistra e digitare “users and groups”, quindi fare clic sulla voce corrispondente come appare in figura:
Si deve usare nel campo di ricerca l’espressione in Inglese “users and groups” e non l’espressione equivalente in Italiano “utenti e gruppi” perché quest’ultima troverebbe alcuni moduli di gestione degli Utenti e dei Gruppi che non sono quelli adatti per l’Ambiente Desktop GNOME, usato da Ubuntu. La pagina di descrizione ed installazione del modulo corretto apparirà come nella figura seguente:
Installare il modulo con il pulsante Installa. Dopo l’installazione, per aprire lo strumento di gestione degli Utenti e Gruppi fare clic sull’icona della griglia in basso a sinistra sul Dock che farà comparire a tutto schermo la griglia delle applicazioni installate, quindi fare clic sull’icona dell’applicazione relativa.
Nella finestra principale dello strumento Utenti e Gruppi (“Impostazioni utenti”) fare clic sul pulsante Gestisci gruppi:
Scorrere la lista dei Gruppi fino ad individuare e selezionare il gruppo sambashare, quindi fare clic sul pulsante Proprietà:
Nella finestra delle Proprietà del gruppo “sambashare” fare attenzione a NON modificare il numero indicato come “ID del gruppo”: nella lista dei Membri del gruppo individuare l’Utente che vogliamo aggiungere al gruppo (es.: “Mario Rossi”), selezionarlo con la casella di spunta e confermare il tutto con il pulsante OK:
Chiudere la Lista dei gruppi e lo Strumento Utenti e Gruppi con il pulsante Chiudi. Per rendere effettivo il nuovo gruppo associato al nostro Account Utente (con i relativi “poteri”) è necessario riavviare il PC.
4) Creazione di un “alias” Samba per il nostro Account Utente
Anche questa procedura è esattamente identica a quella già vista sopra per Linux Mint. Il Terminale di Ubuntu è sostanzialmente identico a quello che usa Linux Mint (e molte altre versioni di Linux).
* * * *
Ora che abbiamo eseguito le quattro operazioni di Impostazione del Server Samba, possiamo portare a termine correttamente la Condivisione in Rete della cartella Pubblici nel modo che abbiamo già visto: facciamo nuovamente clic-destro sulla cartella Pubblici e selezioniamo dal menù contestuale la voce “Condivisione della rete locale”, come visto più sopra, quindi impostiamo le Opzioni di Condivisione nel modo che preferiamo:
In questo esempio usiamo le stesse impostazioni già viste per la cartella Pubblica di Linux Mint. Usiamo come Nome di Condivisione “Pubblica” ed attiviamo l’opzione Permettere ad altri di creare ed eliminare file in questa cartella. L’opzione Accettare ospiti (chi non dispone di un account utente) è facoltativa ed il suo funzionamento è già stato spiegato nella sezione dedicata a Linux Mint. Rendiamo attiva la condivisione con il pulsante Crea condivisione. La cartella “Pubblici” ora sarà dotata di un “badge” che segnala che si tratta di una cartella condivisa in rete.
Come abbiamo già spiegato per Linux Mint, la procedura preferibile per aprire la nostra cartella Pubblica non è quella di usare il suo percorso locale (Home → Pubblici) ma il suo percorso di rete. Nel File Explorer di Ubuntu, l’elenco dei dispositivi sulla Rete Locale si trova nella sezione “Altre posizioni” sotto la voce “Reti”:
Sotto la voce “Reti”, i vari PC Linux in rete saranno identificati ciascuno da una distinta icona, mentre i PC Windows in rete saranno raggruppati all’interno della voce “Rete Windows” (in teoria, perché in pratica raramente funziona: ma esiste una semplice soluzione che vedremo nella terza parte dell’articolo). Per individuare il nostro PC “locale” tra i dispositivi in rete dobbiamo conoscerne il nome, che anche in Ubuntu, come in Linux Mint, è ben leggibile nel prompt del Terminale, dopo il carattere “chiocciola” che separa il nostro Nome Utente dal Nome del Computer:
In alternativa, possiamo trovare il nome del nostro PC “locale” nell’app Impostazioni alla scheda Informazioni:
Aprendo il nostro PC “locale”, vedremo al suo interno tutte le cartelle condivise di questo PC: al momento solo la cartella Pubblica1.
Per aprire la cartella Pubblica dal suo percorso di rete dovremo inserire le nostre credenziali di connessione (oppure usare la connessione anonima se la cartella Pubblica lo consente):
Avremo così il vantaggio di evitare le limitazioni dei privilegi di modifica dei documenti che si incontrano aprendo la cartella Pubblica dal suo percorso locale (Home → Pubblici), come abbiamo già visto per Linux Mint:


* * * *
Per concludere, riassumiamo brevemente la procedura per condividere in rete la nostra cartella Home personale, in modo tale che soltanto noi possiamo accedere da remoto al suo contenuto sulla nostra rete locale. Come già spiegato per Linux Mint, a partire dal contenuto della cartella Home, selezionato con la voce nella colonna di sinistra, dobbiamo risalire al livello superiore della cartella, dove si trovano le cartelle Home personali di tutti gli Utenti presenti sul computer: lo si fa con il tasto Backspace o con la combinazione di tasti Alt-Freccia su.
La nostra cartella Home personale sarà identificata, oltre che dal suo nome identico a quello del nostro Account Utente, anche dall’icona di una casetta sovrapposta, mancante nelle cartelle Home degli altri Utenti:

Facciamo clic-destro sulla nostra cartella Home personale e selezioniamo dal menù contestuale la voce “Condivisione della rete locale”, come già visto più sopra, quindi impostiamo le Opzioni di Condivisione nel modo seguente:
Come già detto, non potremo usare come Nome di Condivisione il nome originale della cartella Home personale, perché coincide con il nostro Nome Utente ed è un nome riservato dal sistema operativo. Ma nulla ci impedisce di usare come Nome di Condivisione il nostro nome completo, come appare nella schermata di accesso (login), oppure un altro nome che serva allo scopo di identificare questa cartella condivisa come una nostra cartella personale2. Vanno lasciate disattivate entrambe le opzioni “Permettere ad altri di creare ed eliminare file in questa cartella” e “Accettare ospiti (chi non dispone di un account utente)”, in modo che soltanto noi potremo accedere al contenuto della nostra cartella personale, inserendo le nostre credenziali di accesso (Nome Utente e Password). Dopo aver attivato la condivisione con il pulsante Crea condivisione, la nostra cartella Home personale verrà dotata dello speciale “badge” che identifica le cartelle condivise.
Anche per Ubuntu, come già visto per Linux Mint, esiste il problema della privacy delle cartelle e dei documenti personali che è altamente raccomandabile risolvere. La procedura è esattamente la stessa: prendendo ad esempio il solito Utente 'mariorossi'
, procediamo a risolvere il suo problema di privacy dei documenti personali. Posizioniamoci al “livello base” o “primo livello” della cartella Home, quello che contiene tutte le tipiche cartelle “tematiche” per la suddivisione dei documenti:
Selezioniamo tutte le cartelle con il comando “Seleziona tutto” oppure con la combinazione di tasti Ctrl-A.
Quindi de-selezioniamo, con un Ctrl-clic, le cartelle condivise in rete, se ve ne sono (in questo caso la cartella “Pubblici”): dato che andremo a modificare i privilegi di accesso alle nostre cartelle personali, è importante non alterare i privilegi già assegnati alle cartelle condivise in rete, necessari affinché la condivisione continui a funzionare correttamente. Nel caso di Ubuntu va de-selezionata, con Ctrl-clic, anche la cartella denominata “snap”, che viene utilizzata dal sistema operativo per l’installazione di nuove applicazioni e non contiene documenti personali.
Facciamo clic-destro su una qualsiasi delle cartelle selezionate e selezioniamo dal menù contestuale la voce “Proprietà”:
Selezioniamo la scheda “Permessi” ed andiamo a modificare la voce “Accesso”, posta sotto la voce “Altri”, da Accedere ai file a Nessuno.
Chiudiamo la finestra delle Proprietà. Il problema della privacy è risolto: ora un altro Utente del PC, come ad esempio 'marioverdi'
, potrà risalire al livello superiore della sua cartella Home personale e visualizzare le cartelle Home degli altri Utenti:
Ma se proverà ad aprire la cartella Home di 'mariorossi'
non vedrà più la schermata seguente (default):
ma la seguente:
e potrà aprire, volendo, solo le cartelle condivise ma non quelle personali di 'mariorossi'
. Nel caso di Ubuntu potrà aprire anche la cartella “snap” che comunque non contiene documenti personali ma solo documenti utilizzati dal sistema operativo.
Nella terza ed ultima parte dell’articolo vedremo come connetterci da un PC Client basato su Windows 10, Linux Mint o Ubuntu ad un PC Server basato su un sistema operativo diverso da quello del PC Client, ottenendo l’accesso trasparente a tutte le Risorse Condivise (Cartelle e Documenti) sul PC Server. Vedremo inoltre le soluzioni ad alcuni dei problemi più comuni che si possono presentare in questo tipo di connessioni tra Client e Server, come la “visibilità” in rete dei PC “remoti” ed il problema dei permessi di modifica nei sistemi Linux.
Note:
1 La cartella print$ è una cartella di servizio per gestire la Condivisione Samba delle stampanti con i PC basati su Windows. È una funzionalità che si usa sempre meno, man mano che anche le stampanti più economiche possono essere impostate come Stampanti di Rete (via connessione Ethernet oppure, più comunemente, WiFi), diventando a loro volta dei dispositivi di rete autonomi e quindi direttamente accessibili da parte di ogni altro dispositivo in rete, senza necessità di alcuna “condivisione”.
2 In qualche caso può apparire nella finestra delle Opzioni di Condivisione un messaggio di errore se inseriamo un Nome di Condivisione che il sistema operativo giudica troppo lungo (inglese: share name is too long), come nelle figure seguenti:


Il messaggio di errore può essere tranquillamente ignorato, dato che è dovuto ad un “baco” (bug) del sistema operativo. Il Nome di Condivisione “troppo lungo” verrà comunque correttamente memorizzato ed usato dal sistema di Condivisione Samba.
3 La versione 21.04 di Ubuntu è stata appena pubblicata (Aprile 2021). Non si tratta però di una versione LTS (Long Term Support), che è supportata, tramite gli aggiornamenti, per cinque anni. Il supporto per le versioni non-LTS di Ubuntu è di soli 9 mesi, dopodiché si deve aggiornare alla versione successiva che nel frattempo è stata pubblicata: nel caso di Ubuntu 21.04 sarà la versione 21.10, che verrà pubblicata nell’Ottobre 2021. La versione LTS più recente di Ubuntu resta la versione 20.04.2, che sarà sostituita dalla prossima versione LTS, la 22.04, che verrà pubblicata nell’Aprile 2022. Di solito, per gli utilizzatori comuni di Linux Ubuntu, si consiglia l’uso di una versione LTS del sistema operativo, la quale, anche se non contiene tutti gli ultimi aggiornamenti del software, è però considerata più stabile ed affidabile anche per un uso professionale.
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tutto chiarissimo. Veramente bravo! Rimango in attesa della terza parte…. non riesco ancora a collegare il client che ha come s.o. Linux Mint
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Mi ci vorrà un po’ per terminare la terza parte dell’articolo, però ti posso intanto anticipare brevemente il metodo per connettersi da un PC Client Linux Mint ad un PC Windows 10 che funge da Server Samba. Non si può usare la cartella “Rete Windows” nella pagina di Rete del File Explorer di Linux Mint, perché non funziona. Si deve usare il comando da menù “File → Connetti al server…”: https://pctrainersite.files.wordpress.com/2021/04/connetti-al-server.png
Nel menù a discesa “Tipo” va selezionata la voce “Condivisione Windows”, dopodiché vanno inseriti i dati del PC Server di destinazione: il Nome del PC Windows (“Server”), il Nome Dominio (per default è sempre “WORKGROUP”) e Nome Utente e Password di un Account Utente esistente sul PC Server remoto.
Nella terza parte dell’articolo spiegherò la cosa più nei dettagli, ma la sostanza è questa.
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